LE APP PER LA LETTURA DEGLI INCI: ESISTONO DAVVERO INGREDIENTI “BUONI” E “CATTIVI”?

LE APP PER LA LETTURA DEGLI INCI: ESISTONO DAVVERO INGREDIENTI “BUONI” E “CATTIVI”?

Sempre più comune l’utilizzo degli smartphone per farsi suggerire se è “buono” o “cattivo”, è sufficiente scannerizzare il QR code o il codice a barre di un cosmetico ed ecco comparire in maniera immediata una valutazione della composizione complessiva!

Non solo, tutte le app sono progettate per fornire anche un’analisi dei singoli ingredienti, classificati con bollino verde se "eccellenti", bollino giallo se "buoni", bollino arancione per quelli "mediocri" e bollino rosso per quelli "scarsi". 

In effetti per una persona che non ha una specializzazione in chimica, farmacia o scienze cosmetologiche, può essere molto difficile comprendere il significato dei nomi INCI e le proprietà delle sostanze elencate.

Ed ecco che, come sempre accade, Internet e Mr. Google arrivano a darci una mano!

Le app per la lettura degli INCI (Beauty, Yuka, Greenity ecc.) nascono con la finalità di offrire agli utenti un modo semplice per valutare gli ingredienti pur senza avere necessariamente nozioni di chimica. Questa valutazione però si basa su presunti criteri di naturalità o di sostenibilità, non sulla reale qualità di un ingrediente.

PERCHÉ LE APP NON RAPPRESENTANO UN CRITERIO ATTENDIBILE PER GIUDICARE LA QUALITÀ DI UN COSMETICO?

Le app attribuiscono un voto di qualità basandosi esclusivamente sull’INCI del prodotto cosmetico, senza tener conto della sua interezza. La qualità di un cosmetico non può fondarsi soltanto sul numero di bollini verdi presenti nell’INCI, ma dipende da un insieme di caratteristiche: come questi ingredienti sono stati
assemblati tra loro, la qualità delle materie prime, il packaging scelto in base al tipo di formula, le scelte del formulatore in base al tipo di pelle a cui il prodotto è destinato, la serietà dell’azienda espressa nella chiarezza delle informazioni date al consumatore, e molto altro ancora.

Inoltre i dati tossicologici da cui viene estrapolato il giudizio, buono o cattivo, sui singoli ingredienti sono approssimativi. La classificazione di alcuni ingredienti come scarsi o mediocri si basa sempre su studi non attendibili, inconclusi, realizzati su animali e non confermati in vivo sull’uomo, o riferiti a forme di esposizione diversa (es. per via orale) o dosaggi molto più alti di quelli usati nei prodotti cosmetici, e così via. Difatti si parla sempre di “sospettato di” essere interferente endocrino, “sospettato di” indurre allergie, “sospettato di” causare sensibilizzazione, ecc.

Se un ingrediente, a determinate concentrazioni d’uso per via topica, fosse realmente risultato sensibilizzante, allergizzante, interferente endocrino o peggio ancora canceroceno sull’uomo, quell’ingrediente certamente non sarebbe autorizzato all’uso nei cosmetici a quelle concentrazioni. A questo si dedica il Comitato Scientifico per la Sicurezza dei Consumatori (Scientific Committee on Consumer Safety SCCS), che analizza costantemente i rischi per la salute di ogni ingrediente e ne stabilisce la sicurezza d’uso nei prodotti cosmetici.

Abbiamo già parlato del ruolo dell’SCCS nella determinazione della sicurezza di un ingrediente cosmetico in questo articolo

Il formulatore non può scegliere liberamente di utilizzare qualsiasi ingrediente a qualsiasi concentrazione, ma deve attenersi al Regolamento (CE) n° 1223/2009, dichiarare la conformità dei propri prodotti e dimostrare la sicurezza del prodotto cosmetico in una specifica relazione (Product Information File) redatta sulla base dei dati tossicologici di ogni singolo ingrediente e dei relativi livelli di esposizione.

La tendenza a catalogare alcuni INCI con bollino rosso rischia pertanto di veicolare un messaggio fuorviante al consumatore, lasciando presupporre la pericolosità di alcuni ingredienti, non confermata da nessun fondamento scientifico.

Quindi no, analizzare ossessivamente la lista ingredienti con l’aiuto delle app, non è la soluzione!

E allora come fare per sapere se un cosmetico contiene ingredienti sicuri per la tua pelle?

Certo, il consumatore ha il diritto di sapere cosa sta utilizzando, ma per non incappare in informazioni poco veritiere e infondate, dobbiamo sapere cosa cercare e dove cercare.

Partendo dal presupposto che ogni ingrediente cosmetico è sicuro, perché ammesso all’uso a quelle concentrazioni e per quella modalità di applicazione e relativa esposizione dermica (e questo ce lo assicura il Regolamento e l’SCCS) l’INCI resta un valido strumento per individuare rapidamente gli ingredienti contenuti all’interno di un prodotto, e dunque poter indirizzare l’acquisto verso cosmetici che non contengano sostanze che si vogliono evitare, come in caso di soggetti allergici, o di consumatori che per scelta personale non vogliono nei loro prodotti specifiche sostanze.

Imparare in autonomia a leggere l’etichetta di un cosmetico può aiutarti ad estrapolare alcune informazioni circa la qualità complessiva del prodotto, valutare se può soddisfare le tue aspettative etiche e se è adatto al tuo tipo di pelle.

COME SI LEGGE UN INCI? E QUALI INFORMAZIONI POSSIAMO DEDURRE?

1) se il prodotto è adatto alla tua pelle, in caso di pelle sensibile e/o allergie

Se hai scoperto attraverso opportune visite di essere allergico a determinate sostanze sarà cura dell’allergologo indicarti i nomi INCI con cui si può ritrovare quella molecola nei diversi campi (il butilidrossitoluene, ad esempio, è un antiossidante che viene indicato con nome INCI come “BHT” nei cosmetici, e con la sigla “E321” negli alimenti) e da un’analisi della lista degli ingredienti potrai evitare i
prodotti che la contengono.

Se la tua pelle è sensibile e non gradisce prodotti contenenti “alcohol” puoi utilizzare l’INCI per valutarne la presenza o meno nel cosmetico. Un criterio di valutazione valido è quello di ricercare in etichetta il claim “dermatologicamente testato su pelli sensibili”, garanzia che il prodotto è stato sottoposto ad uno studio
specifico su soggetti volontari mediante patch-test sotto controllo dermatologico.

Inoltre potrai individuare se la fragranza utilizzata in formula contiene allergeni, che devono essere riportati in etichetta quando la loro concentrazione supera lo 0,01% nei prodotti a risciacquo o lo 0,001% nei prodotti lasciati in posa (creme, sieri), generalmente indicati dopo parfum.

2) a che percentuale è presente un attivo in base alla sua posizione nella lista

La posizione dell’ingrediente all’interno della lista ci dà qualche indicazione su quanto l’ingrediente sia concentrato nella formula. In conformità al Regolamento (CE) n° 1223/2009 gli ingredienti devono essere indicati in etichetta in ordine
decrescente, ciò significa che sostanze presenti all’inizio della lista saranno ad alta concentrazione.

E di conseguenza significa che le sostanze elencate alla fine della lista degli ingredienti sono marginali nella composizione del prodotto? No! L’obbligo dell’ordine decrescente vale per le sostanze presenti fino all’1%, sotto questa soglia infatti gli ingredienti si possono indicare in ordine sparso! Per cui potrebbe capitare ad esempio di trovare la voce ceramide (generalmente presenti a concentrazioni inferiori allo 0,05%) sopra ad un conservante come il Sodium Benzoate o Potassium Sorbate che sono utilizzati mediamente a concentrazioni dieci volte maggiorni (0,3-0,4%), al fine di mettere in risalto ingredienti funzionali.

E allora come possiamo fare a capire a che % è stato utilizzato un ingrediente in formula? Alcuni ingredienti hanno concentrazioni standard di utilizzo e possono essere presi come punto di riferimento per valutare se l’ingrediente che ricerchiamo è stato utilizzato a dosi maggiori o inferiori. Conservanti e profumo, ad esempio, sono utilizzati in genere a concentrazioni inferiori all’1% e possono indicarci se un ingrediente che vorremmo evitare è presente in concentrazione minima, sotto all’1%, piuttosto che aiutarci a verificare se il nostro ingrediente preferito è stato utilizzato a concentrazioni superiori all’1%.

Attenzione però, il fatto che un principio attivo sia collocato nella parte finale della lista non significa che il formulatore abbia necessariamente fatto una scelta di bassa qualità: alcuni principi attivi infatti, come l’Acido ialuronico (Sodium Jaluronate) o i peptidi, sono funzionali proprio a concentrazioni standard inferiori
all’1% ed è normale trovarli in quella posizione.

Infine, se proprio vuoi soddisfare la curiosità di conoscere di più sugli ingredienti, perché si trovano in un prodotto cosmetico, a cosa servono, ed il relativo profilo di sicurezza, e muori dalla voglia di googlare un INCI, da oggi puoi consultare un database ideato non per fornire giudizi di qualità incompleti, ma semplici informazioni accreditate. Stiamo parlando di Cosmile, un database di ingredienti lanciato da Cosmetics Europe, l’associazione europea delle imprese cosmetiche, e supportato da Cosmetica Italia. Fornisce informazioni affidabili sui prodotti cosmetici ed i loro ingredienti, senza distinguerli in “buoni” e “cattivi” in maniera del tutto erronea.