La domanda di prodotti a connotazione naturale e orientati alla sostenibilità ambientale è un trend in costante crescita nel mondo della cosmesi, così come in altri comparti, e sempre di più le case produttrici fanno leva sull’assenza di determinati ingredienti, anziché premiare la presenza degli ingredienti utilizzati all’interno della formulazione. Una cosmesi del senza che non sempre riesce a comunicare quello che è veramente il prodotto.
Questa tendenza ha generato nel consumatore una diffidenza verso alcuni ingredienti, che non è sorretta da alcun fondamento scientifico, ma che viene amplificata e alimentata dalla consultazione del web e dei social, che rilanciano costantemente informazioni non accreditate. Un trend di marketing che veicola messaggi fuorvianti al consumatore, lasciando presupporre la pericolosità di alcuni ingredienti.
La Commissione Europea si avvale del sostegno del Comitato Scientifico per la Sicurezza dei Consumatori (Scientific Committee on Consumer Safety, SCCS) per stabilire la sicurezza delle materie prime cosmetiche.
L’SCCS è un comitato tecnico e indipendente, che fornisce pareri sui rischi per la salute e la sicurezza dei prodotti cosmetici. Se sorge un dubbio sulla sicurezza di una materia prima cosmetica, la Commissione Europea richiede la valutazione della sicurezza della sostanza all’SCCS. Da questa valutazione, la Commissione consente o nega l’uso della sostanza in esame.
Ciò significa che tutte le materie prime presenti in un cosmetico in commercio sono sicure, perché ammesse all’uso nei prodotti cosmetici. Pertanto, non varrebbe forse di più la pena ricominciare a promuovere il lavoro del formulatore mettendo in risalto quello che utilizza, anziché continuare a mettere al bando gli ingredienti che non utilizza?
Il cosmetico “senza”
I cosiddetti claim "free of"; o “senza” sono sempre più frequentemente
impiegati in cosmesi per comunicare l'assenza di un ingrediente o di
un'intera classe di ingredienti.
La cosmesi del senza è –o meglio sarebbe- una cosmesi sana, che nasce per trovare una risposta di igiene e cura del corpo anche per le pelli sensibili, intolleranti e allergiche.
Profumi, conservanti, coloranti sono tutti, infatti, ingredienti con un profilo tossicologico conosciuto e regolamentato, ma che possono provocare spiacevoli conseguenze ad una pelle problematica.
Un cosmetico senza richiede uno sforzo formulativo molto elevato. Ad
esempio se si sceglie di formulare un cosmetico naturale e non si utilizzano profumi, occorre prestare molta attenzione al livello organolettico del prodotto in quanto i grassi vegetali spesso non hanno un buon odore.
Molto spesso i produttori continuano ad offrire versioni senza profumo per acquistare mercato, più che per accontentare le esigenze di coloro che sono allergici ai profumi, considerando che ormai esistono in commercio moltissime fragranze che non contengono allergeni.
Non sarebbe più corretto mettere in risalto l’uso di fragranze ipo-allergeniche piuttosto che cercare di acquistare spazio sugli scaffali incutendo terrore sui profumi in generale?
Altro esempio. Volendo formulare un prodotto senza conservanti, occorre
adottare notevoli strategie formulative e produttive, volte a garantire comunque la stabilità microbiologica nel tempo; partendo dalle condizioni igieniche della lavorazione, all’aggiunta di preziosi oli essenziali dall’azione antimicrobica naturale, fino alla scelta di contenitori airless che al momento dell’erogazione impediscono il contatto del prodotto con l’aria e con la cute durante il prelievo, riducendo notevolmente le possibili contaminazioni microbiche.
Spesso il formulatore ricorre all’utilizzo di particolari sostanze dotate di attività antimicrobica ma che, non essendo destinate esclusivamente ad inibire lo sviluppo di microrganismi, non sono elencate nell’allegato V del Regolamento, e quindi consentono l’utilizzo del claim “senza conservanti” all’interno di un prodotto
cosmetico. Anche in questo caso non sarebbe più pregevole esaltare l’utilizzo di contenitori specifici e costose strategie formulative, piuttosto che incrementare la diffidenza verso l’intera classe dei conservanti, sostanze comunque ammesse nel Regolamento che hanno dimostrato, con decenni di utilizzo e studi tossicologici sostenuti, di essere sicuri per la pelle alle concentrazioni indicate nell’allegato stesso?
Ritengo che dire soltanto ciò che non si utilizza porti a sminuire ciò che
invece si sceglie, spesso anche ad alto costo, di utilizzare.
La vera sfida per chi, come noi, sceglie di formulare con ingredienti alternativi, è riuscire a comunicare cosa si utilizza e perché.