Nel mondo della cosmetica, la parola “certificazione” è spesso sinonimo di affidabilità. Tuttavia, non tutte le certificazioni sono indispensabili né tutte garantiscono una reale superiorità del prodotto. Per chi desidera sviluppare la propria #linea cosmetica in conto terzi, è importante comprendere quali certificazioni sono davvero essenziali ai fini normativi e quali, invece, rappresentano un valore aggiunto ma non obbligatorio.
1. Le certificazioni essenziali per legge
Ogni cosmetico immesso sul mercato europeo deve essere conforme al Regolamento (CE) n. 1223/2009, che definisce i requisiti di sicurezza, tracciabilità e responsabilità del prodotto.
Chi produce cosmetici, anche in conto terzi, deve garantire:
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Un laboratorio a norma, con ambienti e procedure igieniche adeguate;
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La redazione del PIF (Product Information File) e la notifica del prodotto sul CPNP (Cosmetic Products Notification Portal);
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La valutazione di sicurezza effettuata da un professionista abilitato.
In Karitia, la nostra esperienza come farmacisti ci porta ad applicare quotidianamente standard di qualità ancora più rigorosi, derivati dalla normativa dei laboratori galenici.
Lavoriamo secondo un approccio farmaceutico, ispirato alle GMP galeniche, ben più stringenti e dettagliate di quelle previste per il settore cosmetico.
Questo approccio si riflette nella sicurezza, qualità e stabilità delle formulazioni che realizziamo per i nostri clienti.
Un approccio che ci consente di mantenere altissimo il controllo igienico, qualitativo e formulativo anche in ambito cosmetico, come richiesto dalla norma ISO 22716 che fissa le Linee Guida per la produzione, il controllo, la conservazione e la spedizione dei prodotti cosmetici con la finalità di garantire al consumatore elevati standard di sicurezza e igienico-sanitari.
2. Le certificazioni volontarie: valore aggiunto, non obbligo
Accanto agli obblighi normativi esistono certificazioni volontarie, spesso richieste da brand e clienti finali per motivi di marketing, posizionamento o valori etici.
Ecco una panoramica delle più comuni:
Certificazioni di naturalità e biologico
AIAB (Associazione Italiana Agricoltura Biologica)
Richiede l’utilizzo di ingredienti biologici certificati, biodegradabilità delle formule, esclusione di sostanze sintetiche dannose (es. siliconi, PEG, parabeni), e attenzione al packaging sostenibile.
ICEA (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale)
Simile ad AIAB, con criteri di trasparenza su tutta la filiera e standard ambientali stringenti.
COSMOS Natural (ingredienti di origine naturale) e COSMOS Organic (almeno il 20% biologico sul totale formula).
Certificazioni etiche e vegan
VEGAN OK
Garantisce l’assenza di ingredienti di origine animale e test sugli animali.
Leaping Bunny / Cruelty Free International
Garantisce che l’intera filiera non effettui test sugli animali.
In Europa in realtà è già obbligatorio per legge, e data la sua obbligatorietà è ritenuto addirittura fuorviante per il consumatore l’inserimento del bollino in etichetta, in quanto lascerebbe intendere che il cruelty free sia una scelta del produttore anziché un obbligo di legge per tutte le produzioni cosmetiche.
I prodotti con certificazione “bio” sono meglio?
Un cosmetico senza certificazione biologica può comunque contenere materie prime naturali, vegetali e sostenibili di ottima qualità.
Così come un cosmetico può essere 100% vegano pur senza riportare certificazioni, purché formulato e prodotto secondo questi principi.
La presenza del logo di certificazione in etichetta non è garanzia assoluta di superiorità, ma di adesione a un disciplinare specifico.
Certificare o meno un cosmetico è spesso una scelta di marketing, di posizionamento del cosmetico in un determinato mercato. Molte Aziende producono seguendo i criteri delle formulazioni naturali, pur scegliendo poi di non pesare sul costo finale del prodotto con l’acquisto di certificazioni accessorie.
Diventa quindi di cruciale importanza saper leggere l’etichetta di un prodotto cosmetico, per distinguere la qualità delle scelte formulative ed interpretare la filiera produttiva, anche quando non ci sia un marchio di qualità in etichetta.
Come orientarsi nella scelta delle certificazioni
Le certificazioni possono offrire un vantaggio competitivo e rafforzare l’identità del tuo brand, ma non devono mai essere viste come l’unico criterio di qualità.
L’esperienza del laboratorio, la competenza formulativa, l’etica della produzione e la trasparenza verso il cliente sono elementi ben più rilevanti.
In Karitia accompagniamo ogni cliente nella scelta consapevole, valutando insieme:
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se puntare su certificazioni green o vegan per il posizionamento del brand,
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se ottenere una certificazione biologica formale o comunicarne i valori in modo trasparente,
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come valorizzare la qualità dei cosmetici anche senza marchi formali, grazie alla solidità della formulazione.
Contattaci per sviluppare insieme una linea cosmetica personalizzata, naturale e sicura, che rispecchi la tua visione e i tuoi valori.